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SCRIVERE NON E’ STUDIO, MA CRESCITA

SCUOLA: I RAGAZZI E LA SCRITTURA
Ciò che importa è il “risultato”, il “contenuto”, il “far passare il messaggio”. Tutto a scapito di lessico, sintassi, punteggiatura, ortografia e grammatica. Si parla poco mentre si scrive o si digita, senza curarsi della forma e della coerenza logica di un contenuto.

 

“Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli” scriveva Emilio Salgari, tanto che c’è voluto tutto il peso della lettera di 600 professori universitari per chiedere misure urgenti d’intervento per la “salvaguardia dell’arte dello scrivere”. Ebbene, “questi eminenti docenti universitari e uomini di cultura hanno ragione e sono pienamente d’accordo con l’opinione trasmessa” – scrive un docente della Scuola Superiore – in un accorato appello pubblicato nelle pagine del web, denunciando questo grande problema. E lo fa dalla cattedra della sua aula dove spesso i ragazzi non riescono a produrre un testo scritto. Noi, invece, ci siamo permessi di riprendere alcuni passaggi di questo suo sfogo con l’intento di dare vita ad un percorso di riflessione tra le coscienze che si spera, possa intervenire tra le maglie più strette della didattica dei giorni nostri. In questa sua denuncia, l’insegnante mette in evidenza quanto i ragazzi stiano perdendo il gusto di usare un patrimonio linguistico senza eguali, fondamentale per la loro stessa esistenza.
Ma, il problema del saper scrivere in modo corretto ha radici profonde, tra le quali gran parte del merito va attribuito alla perdita di attenzione subita dall’uso pratico della scrittura. La tecnologia e l’esigenza di dare sempre maggiore rapidità a ogni processo hanno messo in secondo piano la necessità di scrivere bene. “Se, invece, diamo uno sguardo più particolare– prosegue l’insegnante – scopriamo che le radici profonde della difficoltà ad esprimersi con correttezza nello scritto, a livello individuale, risiedono nella scarsa preparazione ricevuta ai livelli più bassi della nostra istruzione. Per questo motivo i ragazzi che si ritrovano ad avere enormi lacune nell’italiano scritto nella scuola superiore – prosegue – non hanno ricevuto basi solide nel loro percorso di studi precedente. Ogni bambino apprende l’uso della parola a piccoli passi e grazie all’esercizio quotidiano realizzato in famiglia e a scuola. Proprio in quest’ultima – va avanti l’insegnante – si dovrebbe favorire, una volta apprese le basi, la buona scrittura ed il suo esercizio fin dagli inizi del percorso educativo. Perché così come non s’impara a parlare bene in pochi giorni, anche la scrittura necessita di un lavoro continuo ed estenuante”. Pertanto, se questa abitudine non si acquisisce fin da piccoli, sarà molto più difficile apprenderla da grandi. C’è da aggiungere, tuttavia che, un tempo a scuola ci si esercitava maggiormente allo scrivere tanto che dalla terza alla quinta elementare le maestre d’italiano dedicavano un giorno alla settimana al tema o al testo scritto nelle sue varie forme. Alle scuole medie accadeva più o meno lo stesso. “Oggi, nelle scuole elementari e medie – fa presente il professore – pur dedicando ampio spazio alla grammatica e alla comprensione dei testi scritti, si scrive troppo poco. Non si fa pratica e non si realizza l’abitudine alla scrittura. Studiare le regole della lingua, della sintassi e della forma, è certamente fondamentale, ma assume un significato solo se i ragazzi comprendono la diretta applicazione di questi strumenti. La scrittura aiuta ad automatizzare i meccanismi della grammatica in modo molto più naturale, sganciandola così, dalla sua scientificità, legata all’applicazione di una regola ponendola nel contesto reale in cui essa ha ragione d’essere. In poche parole, la scrittura ci fornisce il perché della grammatica – precisa il professore. Ciò a dire che se gli insegnanti non fanno fare l’esercizio di scrittura, i ragazzi non possono comprendere cosa fare di quelle regole. Essa, inoltre, favorisce il ragionamento, perché è un’attività che allena il cervello, obbligandolo a ricavare alcuni passaggi in autonomia, così da rendersi conto dei propri sbagli. “Tant’è che un errore autocorretto difficilmente si ripresenterà – egli continua – perché l’individuo mette in moto un meccanismo autonomo di riconoscimento del problema. Fra queste note noi abbiamo estrapolato alcuni concetti fondamentali per il buon esercizio della scrittura perché “si apprende a scrivere con l’allenamento allo scrivere”. Ciò non solo per imparare la correttezza della sintassi di un testo o per acquisire un lessico più ampio che faciliti l’espressione, ma soprattutto, per capire come comunicare. L’allenamento a scrivere è un mezzo fondamentale non solo per i voti, ma anche e soprattutto, per far crescere persone capaci di difendersi in questo mondo. Pensate a quanto sia importante imparare ad auto correggersi, ad andare in profondità ed a riconoscere le proprie emozioni, imparando ad esprimere agli altri i propri punti di vista in modo chiaro e semplice.

I ragazzi di oggi, con cui lavoro quotidianamente – conclude il docente – giunti alla quinta superiore sono spesso spaesati e spiazzati di fronte all’idea di dover scrivere un tema o di realizzare una qualsivoglia forma di testo. Sono impauriti dall’esporre le proprie idee, in difficoltà nell’esprimere correttamente il proprio pensiero o nel descrivere quello altrui. Ecco allora che scrivono come parlano, perdendo di vista l’eleganza e la linearità che dovrebbe trasmettere una frase scritta a penna”.

Il Direttore Responsabile

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