TEATRO: OPERA LIRICA
Il Rigoletto è un’opera lirica teatrale ambientata a Mantova nel XVI secolo, in un quadro del Cinquecento nel quale viene ritratta una grande storia popolare, di amore, passione e morte. Così i registi Paolo Gavazzeni e Pietro Maranghi hanno immaginato Rigoletto, una delle più amate opere di Giuseppe Verdi. A vestire i panni del buffone crudele e disperato è stato il tenore di origine bulgara Vladimir Stoyanov, grande esperto nel ruolo. Il duca di Mantova invece è stato interpretato dal tenore Giulio Pelligra, mentre il ruolo di Gilda è stato aggiudicato dal soprano polacco Aleksandra Kubas-Kruk. Nel cast anche Francesco Leone, Andrea Comelli, Sofia Janelidze, Serena Muscariello, Fulvio Fonzi, Stefano Marchisio, Didier Pieri e Veronica Abozzi.
di Giulia Murrighili
L’opera si svolge in tre atti. Nel primo il duca di Mantova, giovane gaudente e superficiale ha organizzato una festa e con gli invitati, si vanta dei suoi amori. Rigoletto, il buffone di corte, si burla della gelosia del marito della donna ma non ascoltato dal cavaliere Marullo, il buffone è da lui reso oggetto di pettegolezzo, suscitando l’incredulità degli invitati che si stupiscono nel sentire che il gobbo ha un’amante. La festa è al culmine quando d’un tratto irrompe il Conte di Monterone che redarguisce il duca per aver sedotto la sua giovane figlia e, mentre viene trascinato via, li maledice. A tarda ora, Rigoletto torna a casa e viene avvicinato dal sicario Sparafucile, che con la complicità della sorella Maddalena, offre i suoi servigi al buffone Rigoletto che, però, declina l’offerta. Gilda, figlia di Rigoletto, gli si fa incontro e così il duca nascosto dietro un’albero, scopre la parentela tra i due. Rivelandole di essere il suo ammiratore segreto, le dichiara il suo amore e, mentendo, le confida di essere lo studente Gualtier Maldè. Gilda, rimasta sola, ripensa all’incontro e giura in cor suo amore eterno a Gualtier. Marullo, Ceprano, Borsa ed i cortigiani, si avvicinano alla casa di Rigoletto con intenzione di rapirgli la giovane che credevano fosse la sua amante, gli fanno credere di voler rapire la Contessa di Ceprano. Salgono sul terrazzo, rapiscono Gilda che nel tragitto riesce a divincolarsi e a togliersi il bavaglio, chiedendo aiuto a suo padre. Rigoletto si rende conto del crudele raggiro e urla: “Ah la maledizione”! Comincia così il secondo atto ambientato in una sala del palazzo dove il duca pensa a Gilda che è stata rapita. Attratto da lei da un sentimento a lui sconosciuto esclama: “Colei si pura, al cui modesto sguardo quasi spinto a virtù talor mi credo!”. Allorché spinto dal racconto del rapimento della presunta amante di Rigoletto, comprende che la giovane rapita è Gilda e sa anche che è stata nascosta proprio nel suo palazzo e vuole incontrarla. Un paggio entra nella sala per cercare il duca e, dalle risposte evasive degli astanti, Rigoletto comprende che il giovane è insieme a Gilda, poi rivelatosi il duca di Mantova. Gilda piange confessando al padre di aver avuto con lui un incontro amoroso tanto che, solo dopo essere rimasti soli, Rigoletto riesce a consolare la figlia ma promettendo vendetta. Il terzo atto comincia col sicario Sparafucile, che assoldato da Rigoletto per uccidere il duca, si trova già nella locanda. Gilda è condotta dal padre fuori dall’osteria e la invita a guardare dalle fessure del muro esterno lesionato quanto succede all’interno. Al giovane viene dato del vino e Sparafucile con un segnale convenuto, avverte Maddalena che comincia subito a scherzare con l’ospite. Rigoletto chiama Sparafucile e decide di pagarlo metà subito e metà ad omicidio compiuto, alla mezzanotte. Nel contempo Maddalena, intenerita dal giovane, vorrebbe che sfuggisse alla morte e lo invita ad andarsene, ma si avvicina un temporale e dorme nel fienile. I due sono spiati da Gilda in abiti maschili e d’un tratto Sparafucile, stanco per le richieste di Maddalena, le promette che se qualcuno busserà all’uscio della locanda morirà al posto del giovane duca. Gilda, a questo punto, consapevole che nessuno a quella tarda ora e con quelle condizioni atmosferiche sarebbe passato di lì per un ricovero notturno, decide di sacrificarsi per salvare il suo grande amore. Picchia all’uscio e si finge un povero mendicante in cerca di asilo. Fra di sé chiede perdono al cielo per i due assassini, protezione per il padre ed augura una vita felice al duca. È mezzanotte, Rigoletto si trova presso la casa del sicario dove avviene lo scambio con la consegna dell’altra metà del prezzo pattuito e il cadavere del duca. Il buffone, soddisfatto, sta per gettare il corpo avvolto in un sacco quando, dalla locanda, sente la voce del duca che canta “La donna è mobile”. Incollerito ed incuriosito cerca di scoprire di chi sia quel corpo e vedendo il volto di sua figlia morente che gli confessa il suo sacrificio chiedendogli perdono esclama: Ah, la maledizione!