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VIVA I SOMARI!

FENOMENI SOCIALI: LA DISPERSIONE SCOLASTICA

La legge italiana obbliga tutti i ragazzi a frequentare la scuola fino al compimento del 18° anno d’età. Ciò nonostante, sono in tanti a preferire altre occupazioni soprattutto perché sostenuti dallo scarso controllo dei genitori che, invece, dovrebbero imporsi affinché frequentino la scuola almeno fino alla scadenza dell’obbligo.

 

Ma che bel branco di ignoranti! Sembra essere proprio questa la sintesi dei dati emersi da un’indagine sulla dispersione scolastica in Italia, nella quale a primeggiare è proprio la nostra Isola. É pazzesco scoprire che la Sardegna detiene il record della maggior dispersione scolastica in Italia. Le statistiche ci dicono che il 13,2% dei ragazzi sardi non completa il ciclo obbligatorio di studio. Un dato negativo, fondamentale per la crescita e lo sviluppo della popolazione della sarda che, continua ad essere presente anche nella società odierna, non certo paragonabile a quella dei nostri nonni, costretti per povertà e condizioni di disagio, a non poterla frequentare. Fenomeno, come appena detto, causato ancora oggi dalla povertà di alcune famiglie e da disagi sociali che vedono genitori sempre più lontani dalla vita dei loro figli. Da questa situazione non può che nascere il desiderio di una vita più facile, ricca di espedienti e non certo da un lavoro certo, ottenuto da impegno e dedizione. Si dice, poi, che i ragazzi non abbiano voglia di studiare perché influenzati dalla tivù, dai social e dalle cattive compagnie che preferiscono sdraiarsi sul divano e non andare a scuola. Scuola che gli permetterebbe di ottenere un diploma per poter poi lavorare per avere il sostentamento necessario per vivere bene e in serenità. Eppure, ci sono tanti ragazzi che preferiscono fare altro anche se aiutati dallo scarso controllo dei genitori che, invece, dovrebbero imporsi perché frequentino la scuola almeno fino alla scadenza dell’obbligo. Ma soprattutto, stare vicino a loro, controllare che facciano i compiti e che li stimolino, anche se non continueranno a studiare dopo il raggiungimento dell’età dell’obbligo scolastico. Purtroppo, invece, assistiamo ad abbandoni di gruppo nella stessa famiglia o di parenti stretti, quale questo fosse l’esempio da seguire. Genitori che si giustificano dicendo “Tanto non ne ha voglia, cosa posso farci”? La vita, però, è ben altra cosa, decisamente diversa da quella che hanno vissuto i nostri genitori, perché se oggi non hai almeno un diploma, non puoi neppure andare a spazzare le strade. Eppure, nonostante ciò sono in tanti quei giovani che preferiscono sdraiarsi nel divano a guardare il telefono o la televisione e perdere tempo. I più grandi, poi, lavorano solo per una stagione a fare tanti mestieri, poltrendo poi per il resto dell’anno. Studiare oltre che un diritto, è soprattutto, un dovere di tutti i ragazzi affinché possano crescere sani in una società che un giorno possa garantire loro una sistemazione sicura e affidabile. Tuttavia, sono in tanti a chiedersi “Perché non ci piaccia andare a scuola? Non ci piace perché ci viene chiesto di accendere il nostro cervello e di usarlo in tutte le sue facoltà per imparare a leggere, scrivere e fare di conto. Cosa molto difficile da fare se passiamo la maggior parte del nostro tempo a rimbambirci guardando il cellulare o la televisione. Pensate per un attimo a quanto rinunce siano costretti a fare quei ragazzi che non sanno niente e che non si sforzano neppure di fare qualcosa per conoscere delle cose nuove che trovano sempre più facilmente, solo su internet. Ma loro non capiscono che per essere bravi e belli non bisogna lasciare la scuola e mettersi a fumare ma continuare a studiare perché quando gli chiederanno qualcosa, non sapranno rispondere facendo una figuraccia. Una figuraccia che li allontanerà da quegli amici che, più intelligenti di loro, hanno preferito studiare e non poltrire.

Roberta Pisanu

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