SOCIALE: LE CONTRADDIZIONI RELIGIOSE
Nonostante viviamo in una civiltà estremamente moderna e globalizzata, non tutti vivono in condizione agiata nella quale spesso, sono le donne quelle che la società sfavorisce.
di Laura Azara
Sono poche le nazioni in cui le donne non siano oggetto di discriminazione e abbiano pari diritti rispetto agli uomini. Ai primi posti nelle classifiche dei Paesi in cui le donne vivono con più libertà troviamo la Norvegia, la Svezia, la Finlandia e la Nuova Zelanda. Questo però non accade ovunque: basti pensare che in Stati come Afghanistan e Pakistan le donne sono proprietà del marito e prima di sposarsi, del padre. Dal 16 settembre in Iran le donne conducono una protesta contro il regime di Khamanei che impone loro regole terribili, se non le rispettano vengono violentate e uccise. Questo è proprio quello che è successo a Mahsa Amini mentre si trovava a Teheran in gita con la famiglia, il 13 settembre 2022, per un solo ciuffo fuori dal hijab, un velo che il governo teocratico impone alle donne, è stata fermata dalla Gasht-e Ershad, una pattuglia speciale che si occupa di far rispettare il codice d’abbigliamento islamico ed è morta il 16 settembre in ospedale dopo un coma durato quasi 3 giorni. Sul corpo della ragazza sono stati ritrovati segni di violenza e, nonostante il govreno continui a negare, è certo che Mahsa sia morta dopo le brutalità subite da parte della polizia speciale. Da quel momento in poi in tutto l’Iran sono partite le rivolte contro il regime, guidate da tantissime giovani donne che vogliono vivere libere; come segno di protesta si sono tolte il velo e hanno tagliato una ciocca di capelli, inneggiando a “Bella Ciao” diventato subito l’inno della protesta sostenuta da molte donne in tutto il mondo che, a loro volta si sono tagliate un ciuffo dei loro capelli in segno di protesta. Ciononostante, tutti i politici mondiali sono rimasti a guardare lasciando queste povere ragazze in balia di sé stesse. Nel frattempo, il governo iraniano ha rafforzato i controlli e ucciso moltissime donne sparando ai loro occhi, aggiungendo alle sanzioni, addirittura la pena di morte per tutte le persone che partecipano attivamente alle proteste. Alcuni uomini, tuttavia, non sono rimasti a guardare e si sono uniti alle rivolte dove, due di loro sono stati condannati a morte. Ma le donne iraniane non sono le uniche a non godere della libertà che vede l’Afghanistan quale altro esempio da citare: il 70 % dei matrimoni sono combinati e poi forzati dove le spose sono giovanissime. Alcune di loro hanno perfino 15 anni e sono obbligate a portare il burqa: un velo che oltre a coprire i capelli nasconde tutto il viso lasciando solo un minimo spazio per gli occhi. Tutto questo accade dal 1996 quando arrivarono i talebani, un movimento politico militare che instaurò uno Stato teocratico e fondamentalista. I talebani negano l’istruzione alle donne che non possono neanche uscire senza essere accompagnate da un uomo della famiglia. Basti pensare che la nascita di una bambina non è considerata una festa ma una vera e propria disgrazia. Diverse persone di questa fede religiosa portano con sé le proprie usanze anche nei Paesi in cui si stabiliscono: basti pensare alla famiglia Abbas, originaria del Pakistan che viveva in Italia da ben 20 anni e che il 30 aprile del 2021 ha ucciso la figlia ventenne Saman perché si era opposta a un matrimonio combinato col cugino molto più grande di lei. La povera Saman cresciuta in Italia, voleva vivere libera come le sue coetanee tanto che era scappata di casa e finita in una comunità per sfuggire al matrimonio. La ragazza aveva trovato un compagno con cui si sarebbe presto sposata ed era tornata dai genitori solo per riavere i suoi documenti. Una scelta forzata, risultata determinante per la sua triste fine che non vedrà mai Saman sposarsi con il suo amato compagno. Infatti, dopo solo due giorni, è stata consegnata allo zio durante la notte che l’ha uccisa soffocandola. Con questo gesto estremo Saman ha pagato la colpa di aver disonorato la famiglia e di aver voluto vivere come una donna libera. Questo sistema sembra essere all’ordine del giorno in Pakistan, dove le donne che si oppongono ai matrimoni combinati vengono brutalmente uccise. In India la situazione non cambia di molto, dove le spose bambine obbligate dai genitori a sposare un uomo molto più grande di loro, talvolta un parente per portare onore alla famiglia, rasentano l’età che va dai 13 ai 17 anni. Fin dal giorno del matrimonio le spose bambine sono costrette a rimanere in casa e spesso i loro mariti le vietano di lavorare e andare a scuola. Tutto questo è perfettamente tollerato dallo Stato che, pensate, ha legalizzato lo stupro. Anzi, per gli uomini in India è giusto che le donne vengano picchiate se non svolgono tutte le faccende domestiche o escono con vestiti secondo loro, non adeguati. Tutto questo non è il copione di un film ma ciò che sta accadendo in questo momento in molti Stati del nostro pianeta, dove la cosa peggiore è come sempre, l’indifferenza. È giunto il momento di intervenire a favore delle donne affinché ognuna di loro possa vivere libera e non in una condizione di inferiorità rispetto agli uomini.