CULTURA: WILLIAM SHAKESPEARE
Le poche certezze sulla vita di Shakespeare sono quelle relative alla sua nascita, avvenuta a Stratford sull’Avon, dove crebbe, si sposò ed ebbe dei figli. Successivamente andò a Londra dove divenne scrittore di opere teatrali per poi tornare a Stratford, dove fece testamento, morì e vi fu sepolto. Questa nostra ricerca sulla vita e le opere del famoso scrittore inglese, ci porta a capire meglio chi fosse questo genio, capace di rivoluzionare il teatro rendendo piacevole alla lettura ogni suo testo.
Considerato il più grande ed importante scrittore inglese di tutti i tempi, William Shakespeare è stato un drammaturgo ed un poeta inglese del sedicesimo secolo. Il suo impegno nel mondo del teatro è stato a dir poco notevole, al punto da essere ritenuto il più elevato drammaturgo di tutta la cultura occidentale. Soprannominato il “Bardo dell’Avon” o “Il Bardo”, è stato il più rappresentativo poeta del popolo inglese e ci ha lasciato in eredità un numero smisurato di opere: 37 testi teatrali, 154 sonetti ed altri poemi. La sua fama è ad oggi mondiale, con traduzioni in tutte le lingue, ed è attualmente lo scrittore più citato in tutta la storia della letteratura inglese. Non si sa con esattezza quando William Shakespeare nacque, ma si è a conoscenza del fatto che fu battezzato nel 1564 a Stratford-upon-Avon, nel Regno Unito. La sua fu una famiglia numerosa, della quale lui era il terzogenito di otto figli. Della sua infanzia e giovinezza non si hanno molte informazioni e il periodo precedente alla sua comparsa nel mondo letterario inglese rappresenta un grande buco, poiché non si conosce nulla della sua vita. Si ipotizza che frequentò la King’s New School nella sua città natale e che abbia lavorato presso il negozio del padre come apprendista conciatore. All’età di 18 anni, quindi nel 1582, si sposò con Anne Hathaway e i due ebbero una figlia e due gemelli, rispettivamente nati nel 1583 e nel 1585. Dal 1585 ha inizio quel buco di 13 anni definito come “Lost years” relativo alla vita dell’autore fino al 1592, anno in cui alcuni documenti attestano il suo successo nel mondo del teatro. Le prime testimonianze risalgono pertanto al 1592 ed attestano la rappresentazione teatrale di alcune sue opere da parte di diverse compagnie, tra cui quelle dei conti di Derby, di Pembroke e del Sussex. Nel biennio 1593-1594 un’epidemia di peste colpì l’Inghilterra ed i teatri furono costretti a chiudere, impedendo di conseguenza a Shakespeare di proseguire la sua attività. Lo scrittore tuttavia si dedicò ad altre attività letterarie: a questo periodo risale infatti la pubblicazione di due poemetti, “Venere e Adone” e “Il ratto di Lucrezia”. Questi acquisirono tra il pubblico un consenso talmente grande da dover esserne realizzate numerose ristampe. Nel 1954, con la fine della peste, Shakespeare poté riprendere il suo impegno nel teatro e si unì alla compagnia “The Lord Chamberlain’s Men (“Servi del Lord Ciambellano”). Due anni dopo subì la perdita del suo unico figlio maschio e, grazie al successo di quest’ultimo, acquisì il titolo di gentleman con il fregio di uno stemma personale. Con i suoi guadagni riuscì inoltre ad acquistare la casa più grande di Stratford dell’epoca, “New Place”, ma successivamente si trasferì nella diocesi di St. Helen’s Bishopsgate. La fortuna che aveva accumulato gli permise di diventare anche azionista della compagnia teatrale di cui faceva parte, oltre ad esserne attore e drammaturgo. Nel 1611 fece ritorno a Stratford, sua città natale e l’anno successivo venne a mancare un suo fratello. In seguito morì anche l’ultimo dei suoi fratelli, e così rimasero in vita solamente lui e la sorella. Nel 1613 pose fine alla propria produzione, ritirandosi a Londra negli ultimi anni della sua vita. William Shakespeare morì nel 1616 a Stratford-upon-Avon, presumibilmente attorno al giorno del suo compleanno, perciò verso la fine di aprile. Anche se nelle prime opere lo stile di Shakespeare si adatta perfettamente ai canoni convenzionali dell’epoca (metaforica e retorica), ben presto l’autore ha apportato alcune modifiche con il fine ed il risultato di sfruttare al meglio tali elementi per dare vita a qualcosa di innovativo. Innanzitutto i suoi scritti si presentano in pentametro giambico: per ogni linea vi è quindi la presenza di 10 sillabe, stile che si presta funzionalmente alla teatralità in quanto permette sia di utilizzare un linguaggio piacevole sia di raccontare una buona storia supportandone la trama con efficacia. Inoltre, i suoi personaggi hanno una dimensionalità: sono profondi e non costruiti su caratteristiche preimpostate, bensì persone che potrebbero tranquillamente appartenere alla realtà e di ogni fascia sociale. Ciò gli ha permesso di mostrare più sfaccettature di essi, rendendo in alcuni momenti divertenti anche i soggetti più terribili delle sue narrazioni e definendone così l’umanità. Inoltre è stato in grado di fondere più stili poetici, caratterizzando ogni soggetto con quello che più gli si addiceva nel corso dello sviluppo della vicenda. Nelle ultime opere invece si ritrova uno stile più concentrato e meno regolare, con utilizzo di enjambement e pause irregolari. All’interno della narrazione si ritrovano colpi di scena, frasi di diversa lunghezza ed omissioni di parole, i quali conferiscono maggiore spontaneità all’intero elaborato.
Le opere di William Shakespeare sono, essenzialmente, elaborati destinati alla rappresentazione teatrale, i cui testi tuttavia risultano essere anche molto piacevoli per la lettura. Tra di essi si ritrovano tragedie, commedie e drammi storici. Oltre a questi lo scrittore ha prodotto anche alcune opere poetiche. Ci furono innumerevoli tentativi di conoscere William attraverso le sue opere, cercando di trovare la psiche di questo poeta nazionale, portavoce della sua terra d’origine, ma vennero considerati inutili purché sono solo piccole testimonianze inventate nel tentativo di conoscere il carattere di un uomo che scriveva opere teatrali. Sulla riforma dell’’anfiteatro pubblico elisabettiano si è dibattuto molto, partendo dal principio di scarse testimonianze e ipotesi. Fino al novecento quest’idea di fare teatro veniva considerata rozza e primitiva, ma poi vi fu la scoperta del meccanismo sofisticato che veniva applicato e ci furono dei ripensamenti al riguardo. Una delle classiche scene di questo teatro, ovviamente con qualche cambiamento, era ambientata in un cortile simile ad una platea circondata da tre o quattro gallerie poste in semicerchio. Inoltre, nel periodo in questione, ci si basava sul teatro tradizionale medievale, oppure sul modello classico, dove anche il teatro inglese rifletteva molto sulla realtà dei fatti, bilanciandosi tra la ragione e la fede. Il metodo di scrittura di Shakespeare comprendeva il carattere tragico, la profondità, l’autenticità. L’opera con il maggior numero di rappresentazioni è, senza ombra di dubbio, Romeo e Giulietta. Seguita da Amleto e Otello. La storia dei due nemici innamorati si ispirò ad un canto del Purgatorio di Dante, nel quale si trovano i nomi delle due famiglie. Dopo aver notato che il materiale di riferimento di Shakespeare è tratto da novelle comunissime, occorre dire che il modo in cui le cambia ne stravolge completamente il senso, pur mantenendone tutti i materiali. Le sue invenzioni nella storia di Romeo e Giulietta sono infatti lo scontro tra Tebaldo e Benvolio, l’uccisione di Paride e la morte della madre di Romeo. Nel linguaggio della cultura popolare, Romeo e Giulietta sono i sentimenti uccisi dai compromessi sociali, la paura di diventare adulti, l’amore che nessuno è riuscito a vivere.
Gioia Gosciu